Anche se c’è forse un campo in cui la fotografia non può dirci nulla di più di ciò che vediamo con i nostri occhi, ce n’è un altro in cui ci dimostra quanto poco i nostri occhi ci consentano di vedere
Dorothea Lange nasce nel New jersey, vive un infanzia ed un adolescenza difficili, sia per motivi di salute che familiari ma questo la rende ancora più forte e motivata in quella che diventerà la sua passione e professione.
Inizia la sua formazione fotografica a New York nel 1917, trasferendosi poi a San Francisco dove trascorrerà tutta la vita.
Sui suoi biglietti da visita fece stampare sotto il proprio nome “photographer of the people”, fotografa della gente, ed è proprio documentando la drammatica crisi che l’America visse durante la grande depressione che riuscì a portare a conoscenza di tutti le vicende del popolo con grande umanità.
Furono molti i fotografi che immortalarono quegli anni terribili, ma ciò che contraddistingue Dorothea Lange sono il rispetto e la delicatezza con cui avvicina i suoi protagonisti.
Il suo criterio principale era “ricerca della verità in ogni cosa e ad ogni costo”
Prima di scattare non mancava mai di chiedere chi fossero e cosa facessero gli uomini e le donne su cui avrebbe puntato il suo obbiettivo, voleva conoscerne la storia e chiedeva sempre il permesso di fotografarli, cercando nei suoi ritratti in bianco e nero di evidenziare “il coraggio quello vero”
I suoi soggetti furono i migranti sradicati dalla crisi, vittime dello sfruttamento e dell’oppressione provocati dal razzismo, oltre agli americani di origine giapponese nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale.
Alcune delle sue foto sono diventate icone fondamentali di quel periodo storico.
FEDERICA SARRI
Migrant mother
CLAUDIO TORRINI
I mali incerti sono quelli che ti tormentano di più.
MORENO BARDAZZI
Tristezza, per favore vai via!