Vivian Maier

Bene, suppongo che niente sia destinato a durare per sempre, dobbiamo fare spazio per le altre persone, è una ruota, sali e devi arrivare alla fine. Poi qualcun altro ha la solita opportunità e così via…

Nasce a New York nel 1926 e trascorre la maggior parte della sua infanzia in Francia, per fare ritorno negli Stati Uniti nel 1951. Nel 1956 si stabilisce a Chicago, dove lavora come governante e bambinaia presso famiglie benestanti per circa 40 anni.

La sua opera fotografica rimane sconosciuta fino al 2007, due anni prima della sua scomparsa, quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare, durante un’asta, acquista per 380 dollari parte dell’archivio della Maier, contenente centinaia di rullini non sviluppati.

Il giovane arriva ad archiviare oltre 150.000 immagini di Vivian, scattate principalmente con una Rolleiflex ed un apparecchio Leica IIIc per le strade e le piazze di Chicago e New York, dove la tata fotografa aveva vissuto o viaggiato.

Descritta come una persona molto riservata, quasi sociopatica, la fotografia sembra essere quasi l’unico modo in cui interagisce con gli altri. Trascorre buona parte delle sue giornate camminando per strada alla ricerca di soggetti da fotografare, con un occhio particolare per le persone sole, emarginati, ma anche bambini, anziani, operai, ricche signore, tutti colti nella loro più profonda verità e umanità, spesso non senza ironia ed empatia. Frequenti anche gli autoritratti, realizzati senza guardare direttamente nell’obiettivo, ma utilizzando superfici riflettenti come specchi e vetrine di negozi.

Non è dato sapere il motivo per cui non abbia mai dato visibilità alla sua attività artistica, ma ogni tanto registra dei pensieri su cassetta ed in una di queste registrazioni dice: “Ho scattato così tante foto per riuscire a trovare il mio posto nel mondo”. Probabilmente in questa frase è racchiuso il significato della sua opera: Vivian Maier cerca se stessa attraverso l’arte della fotografia, che non mostra a nessuno perché quel lavoro rappresenta il suo mondo più intimo.

Muore nel 2009 in silenzio e solitudine, senza sapere di essere stata una dei più grandi fotografi del Novecento.

 

 

 

ALESSANDRO FRIGNANI

Vivi al mare
alessandro_frignani@vivian_maier

 

SIMONE BARONCELLI

Passando davanti allo studio dell’artista francese Clet Abraham, ho pensato che Vivian sarebbe stata incuriosita da quella bizzarra rappresentazione del coito fra esseri umani. Probabilmente, anzi, quasi sicuramente, non le sarebbe piaciuta. Me la sono immaginata immobile, davanti alla vetrina dello studio, intenta a comporre la scena con la sua inseparabile Rolleiflex, in attesa dell’attimo che dipingesse di amaro sarcasmo quelle sagome antropomorfe, mescolate all’umanità riflessa nel vetro davanti a lei.

simone_baroncelli@vivian_maier

 

JACOPO SANGIORGI

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.

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